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La chiesa di Sant’Antonio, ai margini dell’abitato, pone ancora oggi non pochi interrogativi. In mancanza di attestazioni documentarie la datazione può essere restituita, in base all’analisi formale, al XIII secolo. Già indicata dallo studioso Roberto Coroneo come possibile fabbrica extra muros rispetto alla cinta del castello dei Doria, la chiesa è restituibile, in una fase di impianto, in un’aula longitudinale mononavata con abside orientata, realizzata in blocchi calcarei di media pezzatura. Proprio nella parte posteriore rimangono i peducci, larghi e robusti, sui quali dovevano impostarsi gli archetti posati a terminazione del semicilindro absidale, oggi scomparsi. Nelle porzioni di edificio risparmiate dall’intonaco, che contraddistingue i prospetti esterni della chiesa, è possibile vedere i conci accuratamente squadrati utilizzati ad irrobustimento degli spigoli della facciata, nella quale si apre un portale a sesto acuto sopraccigliato sormontato da un oculo circolare. Al colmo degli spioventi è un campanile a vela. Nei fianchi si aprono monofore strombate analoghe a quella presente al centro del semicilindro absidale, del quale risulta ancora visibile il paramento murario.

In assenza di documenti permangono i dubbi sulla funzione, in antico, della chiesa di Sant’Antonio, persa nel silenzio delle fonti. Può essere un interessante elemento di riflessione il rinvenimento, graffita nello strombo della prima delle due monofore del fianco settentrionale, di una cosiddetta impronta del “calzare del pellegrino”, simbolo che nel medioevo segnalava il passaggio, presso quel luogo, di un pellegrino.

Roberto Coroneo, Architettura romanica dalla metà del mille al primo ‘300, Nuoro, Ilisso, 1993, pp. 242-244.
Nicoletta Usai, Signori e chiese. Potere civile e architettura religiosa nella Sardegna giudicale (XI-XIV secolo), Cagliari, Edizioni AV, 2011, pp. 46-49.
Alessandro Soddu, Incastellamento in Sardegna. L’Esempio di Monteleone, Aonia edizioni, 2013, pp. 52-54.