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Santuario rupestre di San Lussorio - Romana

 Indirizzo: località San Lussorio - 07010 Romana (SS)

Il territorio comunale di Romana restituisce attestazioni di intensa antropizzazione già in epoche antiche. A nord dell’abitato, su un’altura nei pressi della valle di Badde Mudascu, si trova il santuario rupestre dedicato a San Lussorio. Quest’ultimo, paganissimus apparitor di stanza a Carales dopo essersi accostato al Cristianesimo ed aver ricevuto il battesimo, fu denunciato al praeses Delfius. Egli lo invitò a rigettare il nuovo culto ed a riavvicinarsi al paganesimo. Al rifiuto di Lussorio, questi fu condotto in carcere dove incontrò e convertì Cesello e Camerino, con lui condannati a morte e tradizionalmente indicati come suoi compagni di martirio. Le spoglie del martire sarebbero state deposte in un’area cimiteriale fuori Forum Traiani, odierna Fordongianus, e proprio in questo luogo, nel punto in cui il martire sarebbe stato decapitato, si trova un luogo di culto semi ipogeico a lui intitolato. Secondo la tradizione il martire Lussorio avrebbe trascorso un periodo di vita eremitica anche presso l’odierno santuario a lui dedicato in territorio di Romana, ricavato in una cavità naturale.

Il sito si presenta oggi come frutto di interventi in epoche successive che ne hanno in parte modificato l’aspetto. L’accesso al santuario è infatti oggi praticabile attraverso un portico a cinque arcate, di cui quattro tamponate, contraffortate e sormontate da campanile a vela realizzate nel XVII secolo.

L’interno evidenzia l’intervento umano volto ad adattare al culto una cavità naturale. Lo spazio è coperto da una bassa volta a botte non regolare. Un pulpito è nella parete sinistra rispetto all’ingresso, mentre nella parete di fondo è l’area del presbiterio dove spiccano, al di sopra della mensa d’altare, quattro statue inserite in nicchie litiche. Vi sarebbero rappresentati San Lussorio, in abiti militari, con i compagni di martirio Cesello e Camerino, più un quarto simulacro raffigurante sempre il martire titolare del santuario ma in abiti episcopali. Da una stretta apertura posta a lato del presbiterio si accede ad un ambiente retrostante, dotato di due nicchie, forse con funzione di abside.

 

http://www.comune.romana.ss.it/?modulo=contenuti&id=350
Roberto Coroneo, Florinda Picciau, Valeria Martis, Architettura romanica in Sardegna: nuove acquisizioni, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, n.s. XX (vol. LVII), parte I-2002, pp. 360-362.
Alessandro Soddu, Incastellamento in Sardegna. Il caso di Monteleone, Aonia edizioni, 2013, pp. 34, 42.