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Chiesa di S. Maria de S’Ispidale - Romana

 Indirizzo: 07010 Romana (SS)

La chiesa di Santa Maria de S’Ispidale è ubicata in un’altura nella parte sud-occidentale del territorio comunale di Romana. Non è agevole ricostruire il contesto storico di appartenenza dell’edificio, di cui si hanno comunque menzioni documentarie: la chiesa risulta infatti citata tra i beni della precettoria gerosolimitana di San Leonardo di Sette Fontane presso Santu Lussurgiu in fonti del XVII secolo. È comunque complesso definirne la datazione di impianto, restituibile solo sulla base dell’analisi formale.

L’osservazione autoptica della chiesa mette in luce un impianto longitudinale mononavato di 7x4 mt, perfettamente orientato. La muratura è messa in opera con l’utilizzo di conci di grandi dimensioni accuratamente squadrati alternati a pietre di minori dimensioni sommariamente sbozzate, o comunque lavorate con minore accuratezza. Nella lettura dell’edificio vanno comunque tenuti in considerazione gli interventi di ripristino, in anni recenti, che hanno portato al rimaneggiamento della facciata come dei fianchi. Il prospetto si presenta nella sua essenziale semplicità con portale d’accesso architravato sormontato da una luce cruciforme in asse con il campanile a vela, posto al colpo degli spioventi. Analoga apertura con forma di croce è visibile nella parte postica, dove non è più visibile l’abside. L’interno presenta volta a botte.

L’analisi dell’edificio aiuta a ricondurlo all’orizzonte cronologico del XII secolo e più specificamente a quelle fabbriche romaniche che, in maniera diffusa e caratterizzante, punteggiano il territorio isolano. In particolare trovano ampia diffusione proprio chiese di tipologia simile, cioè longitudinali mononavate, spesso di dimensioni contenute, come ad esempio San Pietro di Onanì, San Lorenzo di Rebeccu in territorio di Bonorva o San Nicola di Trullas a Semestene. A questa tipologia di pianta si affiancano le chiese trinavate, di maggiori dimensioni e spesso con funzione di cattedrale, e quelle a due navate e due absidi, di minore diffusione e di più complessa interpretazione. Nel caso della chiesa di Santa Maria d’Ispidale la comprensione e interpretazione del monumento potrebbe essere facilitata dalla tradizione secondo la quale l’edificio sarebbe stato legato, in antico, a un monastero o a un ospedale, come suggerirebbe il nome stesso.

 

Roberto Coroneo, Florinda Picciau, Valeria Martis, Architettura romanica in Sardegna: nuove acquisizioni, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, n.s. XX (vol. LVII), parte I-2002, pp. 360-362.
Alessandro Soddu, Incastellamento in Sardegna. Il caso di Monteleone, Aonia edizioni, 2013, pp. 34, 42.